THOR
Epilogo a Teomachia
di Michele Miglionico, Carlo Monni e Fabio Furlanetto

Thor: Speciale “La Guerra dei Mondi”
New York Memorial Hospital E.R.
di Carlo Monni

1.

 

 

Il Dottor Keith Kincaid si guarda allo specchio, che gli rimanda l’immagine di un uomo biondo con limpidi occhi azzurri, magro ma non scheletrico, si sente soddisfatto dell’esame. Ha appena finito la solita doccia veloce del mattino e, dopo una rapida rasatura, sarà pronto ad andare al lavoro. Quando esce, sua moglie, la Dottoressa Jane Foster lo sta aspettando in cucina. Le sorride. Stanno facendo un cammino duro per far funzionare il loro matrimonio, dopo un breve periodo di separazione. Per fortuna lei ha deciso di tornare e fare un altro tentativo. Mentre la guarda, non può fare a meno di pensare alla prima volta che l’ha vista, quando venne a cercare un lavoro da infermiera.[i] A ripensarci, non riesce a ricordare perché avesse bisogno di un’infermiera o come lei avesse saputo del posto, ma non importa, fin da quando la vide si sentirono subito a loro agio, era quasi (ma questo gli sembra un volo di fantasia molto ardito) come se fossero predestinati ad innamorarsi e sposarsi. Anche quel breve periodo in cui lei lavorò per il suo collega Jim North, mentre cercava di, come disse allora, di chiarirsi lei idee, non servì a molto, poco dopo un incontro con Thor,[ii]  tornò a lavorare in ospedale e decise di studiare medicina. Thor, strano, ma vero la vita di Jane (e di conseguenza quella sua) è intrecciata spesso con le vicende di quello che dice di essere un dio mitologico (e chissà perché, ma Keith è propenso a crederci). Non solo si erano incontrati parecchie volte in passato, ma fu Thor stesso a salvare con la magia la vita di Jane dopo un suo misterioso tentativo di suicidio.[iii] Uno strano periodo della sua vita di cui Jane non ha mai amato parlare. Ricorda che sparì per qualche tempo[iv] e poi, fu lui stesso con Thor (sempre lui) a riportarla indietro da un’oscura dimensione ed alla decisone improvvisa di sposarsi.[v] Quasi subito Jane rimase incinta ed arrivò Jimmy, fu un periodo felice sotto tutti i punti di vista, poi ancora una crisi, mentre lui lavorava come medico dei Vendicatori e lei se n’andò portando con se il bambino. Per breve tempo rimase con Thor,[vi] ma tornò ancora da lui alla fine ed ora eccoli qui. Se credesse in certe cose, direbbe che c’è davvero qualcuno in cielo che ha deciso che loro due debbono stare insieme.

Saluta allegramente Jimmy. Sta venendo su bene il loro ragazzo, Jane lo chiama il terrore dell’asilo e lui sbuffa. È la famiglia che ho sempre voluto, pensa Keith. Prende il giornale e lo sfoglia distrattamente, le solite notizie, pensa: la crisi in Medio Oriente, un discorso del Sindaco, l’altalena dei titoli di borsa. E questo cos’è? Una riunione urgente di tutti i gruppi di supereroi del mondo al palazzo dell’O.N.U. su richiesta di capitan America? Non era successo mai nulla di simile prima. Ha imparato a conoscere Cap e sa che non è il tipo che si allarma per niente. Accantona il pensiero, qualunque cosa sia non lo riguarda più ora,

Finita la colazione lui e Jane accompagnano Jimmy all’asilo e poi si recano all’ospedale dopo aver accompagnato a scuola Jimmy, si recano insieme al lavoro. Oggi hanno lo stesso turno ed a lui piace l’idea di passare la giornata al fianco di sua moglie.

 

Nell’atrio del Memorial Hospital, seduta al banco della reception, Hannah Fairmont sta riflettendo su quello che è diventata ultimamente la sua vita. Avrebbe dovuto sposarsi con Jake Olson, tutto sembrava andar bene, poi tutto è precipitato: prima l’incidente in cui sembrava che Jake fosse morto, poi le accuse di traffico di droga, venute proprio da Demitrius. Non può credere che Jake sia colpevole di qualcosa di così sporco, Demitrius ed il suo partner O’Neil devono sbagliarsi, per forza.

-Ciao Hannah!-

-Salve dottor Kincaid, dottoressa Foster.-

            Jane si ferma al bancone, mentre suo marito si avvia agli spogliatoi.

-Notizie di Jake?- chiede

-Nessuna!- risponde Hannah. -È scomparso subito dopo aver salvato la vita al detective O’Neil[vii] e da allora niente.-

            Jane fa per parlare, ma desiste, cosa potrebbe dire a Hannah? Che Jake Olson in realtà è morto da mesi e che quello che va in giro è solo il suo corpo abitato dallo spirito di Thor?[viii] O che, magari, in questo momento Thor è in giro per qualche regno mitologico o galassia combattendo per qualche gusta causa che comprendono solo lui e suo padre Odino? Lei stessa ci crederebbe se non avesse visto quello che ha visto negli ultimi anni? E poi…questa conoscenza sarebbe di conforto a Hannah? Ne dubita sinceramente. La sua attenzione viene distratta da un improvviso annuncio.

-Attenzione, attenzione, tutti si sintonizzano sui notiziari televisivi, sta per essere fatto un importante annuncio.-

            Pieni di curiosità tutti si affettano a seguire il consiglio ed ecco sullo schermo comparire la figura del Presidente.

-È con profondo rammarico che debbo annunciarvi che da informazioni sicure abbiamo appreso che un’invasione aliena è imminente. Sono stati predisposti piani d’evacuazione…-

            La voce continua e Jane rabbrividisce, Keith Kincaid pensa immediatamente che il loro turno rischia d’essere più lungo oggi.[ix]

 

 

2.

 

 

            È cominciata. I dischi volanti sono arrivati in gran numero. Hanno potuto sentire i suoni della battaglia sopra le loro teste: aerei e missili contro dischi, poi ecco quel ronzio strano ed affacciandosi hanno potuto vederli allungare le loro gambe telescopiche e poi muoversi sparando i loro micidiali raggi. L’allarme non è stato tempestivo, in città c’è ancora troppa gente. Nel giro di un’ora il pronto soccorso è pieno. Attraverso il vetro Jane vede suo marito mentre opera una ragazza rimasta colpita dai raggi di un tripode, poi torna a concentrarsi sul ferito che ha di fronte.

 

            Non ci sono pause: le ambulanze vanno e vengono in continuazione. Dopo due ore il Pronto Soccorso è intasato, dagli altri reparti tutti i medici ritenuti non indispensabili vengono fatti scendere in Emergenza e tutti quelli di riposo sono richiamati. Fuori, tutti lo sanno, c’è in corso una dura battaglia a cui non partecipano solo le tradizionali forze armate, ma anche le truppe speciali dello S.H.I.E.L.D. ed i vari supereroi mobilitati da Capitan America. Dai vari punti del globo, i giornalisti raccontano le varie vicende della guerra (non c’è altro modo di definirla). Hannah guarda la TV sconcertata. Le sembrerebbe di stare vedendo “Mars Attacks” di Tim Burton, se non sapesse che è tutto vero. Alla TV dicono che gli invasori arrivano da Marte e questo rende tutto più surreale, i piccoli omini verdi sono realmente qui.  A dir la verità, questi non sono verdi e non sono neppure umanoidi, o come cavolo, si dice, il solo scopo che hanno sembra lo sterminio. È un incubo divenuto realtà.

 

-Cos’abbiamo qui?- chiede Keith

-Maschio, bianco, età apparente trent’anni, era ancora nel suo appartamento quando è arrivato uno di quei dischi volanti ed ha colpito il palazzo è rimasto travolto dal crollo, ma è ancora vivo.- risponde il paramedico

-Mmm.Signore mi sente?-

-S…si.-

-Sono il Dottor Kincaid, si trova al Memorial Hospital. Ricorda come si chiama?

-Far…Farley…Jos…Joseph Farley.-

-Bene Mr. Farley, ora mi ascolti. Sente dolore qui?- così dicendo Keith lo punge con un ago all’altezza dei piedi.

-Ahh si!-

-Bene, niente lesioni alla spina sembra. Per sicurezza, RX alla schiena e toracica, emocromo e…-

            Gli ordini sono impartiti con sicurezza, poi Keith si volge verso un altro paziente.

-Questo?-

-Agente S.H.I.E.L.D. ferito assieme ad altri quattro in uno scontro con i marziani.-

Keith lo tasta un attimo poi…

-Morto maledizione!- esclama. Si volge verso il resto del suo gruppo. –Scusate, credo di cominciare a cedere allo stress.-

L’infermiera gli sorride, ha sempre avuto rispetto per Kincaid da quando lo conosce.

-Non importa dottore, neanche noi stiamo meglio

La porta si spalanca ed entra un infermiere

-Dottor Kincaid, c’è bisogno di lei in sala Tre!-

-Arrivo!-

            Quando finirà? Si chiede.

 

Jane si prende un attimo di respiro e guarda fuori dalla finestra con lo sguardo cupo.-

-A cosa pensi Jane?- le chiede Keith raggiungendola

-A Jimmy. Il nostro amico sarà riuscito a raggiungere l’asilo in tempo?-

-Beh non lo conosco in realtà, ma i Vendicatori garantiscono per lui e mi sembra molto determinato no?-

-Si Thor me ne ha parlato una volta, lo ha definito un nobile guerriero.-

-Mmm, un guerriero è proprio quel che ci serve ora, abbi fiducia Jane.-

 

            L’edificio è parzialmente in fiamme ed all’interno c’è il panico. Qualche insegnante mantiene abbastanza sangue freddo da incolonnare i bambini verso l’uscita. Agli occupanti dei tripodi non importa nulla di che edificio sia e di chi ci sia dentro, colpiscono senza pietà, finché un oggetto volante di piccole dimensioni li colpisce ripetutamente abbattendoli uno dopo l’altro, tornando immancabilmente nella mano del suo proprietario. Subito dopo, questi atterra proprio di fronte ad una colonna di bambini.

-Tra di voi c’è James Kincaid?-

-Io sono Jimmy Kincaid!- dice un bambino biondo –Tu sembri Thor, ma non sei lui vero? Io ho conosciuto Thor e lui ha i capelli lunghi e non ha la testa da cavallo!-

Beta Ray Bill sorride, più o meno, e risponde:

-Ahimè no, giovane James! Non sono Thor, ma mi onoro d’essere tuo amico. I tuoi genitori mi hanno chiesto di proteggere te e gli altri bambini dagli invasori.-

-Vuoi dire i cattivi? Mia mamma e mio papà stanno bene?-

-Te lo assicuro mio giovane amico, ma ora dobbiamo lasciare questo luogo prima che i dischi volanti ritornino, vi porterò al sicuro.-

            O almeno spera.

 

            La porta d’ingresso del Pronto Soccorso si spalanca di colpo sotto la spinta di un vigoroso calcio, ed entrano tre figure in costume. Una è U.S.Agent, il suo costume è lacerato in più punti e sulle spalle porta una figura esanime, il terzo è la versione russa di Capitan America, il Guardiano d’acciaio.

-Quest’uomo è gravemente ferito!- Urla U.S.Agent.

-Presto una barella!- urla Jane.

            In breve, il terzo supereroe, un uomo di colore che può essere definito come un vero gigante è deposto su una barella

-Cos’è successo?- chiede Jane

Combattevamo contro i tripodi e lui non è stato abbastanza svelto ad evitarli tutti, tre raffiche l’hanno colpito prima che cadesse. Un vero combattente. Si chiama Rage!- risponde U.S.Agent.

-È conciato male…- afferma Keith -…può ringraziare la sua particolare fisiologia se è ancora vivo, ma dovremo operarlo subito. Qual è libera?

-La uno dottore.-

-Muoviamoci, avremo bisogno di due, no, tre sacche di zero negativo ed altrettante di plasma. Che potete dirmi di lui?

Il Guardiano scuote la testa

-Molto poco!- risponde U.S.Agent non c’eravamo mai incontrati prima. Per quanto possa sembrare strano vedendolo, credo non abbia più di 16 anni.-

-Non mi stupisco di niente, ora scusatemi ma c’è una vita da salvare.-

            Così dicendo, Kincaid corre via ed i due supereroi rimangono con Jane, quest’ultima si volge verso U.S.Agent.

-È ferito anche lei!- afferma

-Non è nulla!- ribatte lui

-Uomini!- esclama Jane –Perché quasi tutti dovete avere quest’atteggiamento da macho? Mi chiedo, mi faccia vedere

Tocca il braccio destro di U.S.Agent e lui stringe i denti senza un lamento.

-Mmm, non lo muove quasi per niente. Dev’essere stata una sofferenza per lei arrivare sin qui con Rage caricato sulle spalle.-

-Andava fatto!- piuttosto, sono preoccupato per Rage, se la caverà?-

-Lo sapremo presto, è in buone mani adesso.

-Quel dottore è in gamba spero.-

Jane punta gli occhi su di lui e risponde decisa.

-È, probabilmente, il miglior chirurgo del paese, c’era uno solo che potesse stargli alla pari, ma se n’è andato da tempo-

-Sono certo che il mio compagno non voleva offendere dottoressa.- interviene il Guardiano d’Acciaio. Jane è colpita dalla quasi totale mancanza d’accento nell’inglese del supereroe russo.

-So difendermi da solo tovarisch, comunque è vero dottoressa.-

-Non diciamo più tovarisch non lo sai?-

         U.S.Agent gli lancia un’occhiata torva. Jane comincia ad esaminarlo. Pochissime ferite superficiali, la sola più seria è quella al braccio, per fortuna si è già cauterizzata e la perdita di sangue è stata relativamente poca. Una medicazione facile, dopotutto, Chissà come sta andando a Keith.

 

         -Bisturi!-

Keith Kincaid è concentrato. Qualunque cosa abbiano usato per sparare a questo ragazzo, aveva una potenza incredibile, solo la sua non comune fisiologia l’ha protetto, un comune essere umano sarebbe morto all’istante. Non che abbia avuto poi tutta questa fortuna, i suoi organi sono al collasso ed ha molte probabilità di non sopravvivere nemmeno all’operazione. Niente pensieri tetri, si dice, è un medico e non deve pensare al fallimento. Il paziente vivrà, deve.

 

 

3.

 

 

         Keith Kincaid è sdraiato su un lettino di quelli messi a disposizione dei medici e cerca di riposare un po’, ma il sonno tarda ad arrivare. Quanti feriti ha curato sinora? Non è in grado di dirlo con certezza, quello che sa è che ha perso sette pazienti. Perché deve capitare a lui? Perché ogni paziente che perde deve ferirlo così? A volte si chiede perché ha scelto di fare il medico, una sorta d’impulso irresistibile a quanto ricorda. La verità, per quanto trita è che lui l’ha sempre considerata una missione, altrimenti avrebbe, da tempo, uno studio nei quartieri eleganti con una clientela scelta ed un sacco di soldi, invece di lavorare esclusivamente in ospedale. Certo non se la passa male e se riuscisse a diventare Primario di chirurgia….

         Si è appena assopito che un infermiere spalanca la porta e grida:

-Feriti in arrivo, dottore, un elicottero abbattuto dai marziani ha colpito un treno..-

-Quanti?- chiede Keith rimettendosi in piedi

-Almeno una ventina. Quelli, cioè, che non hanno mandato agli altri ospedali.-

_Ok Ok, siamo pronti, immagino.-

-Per la verità, dottore, siamo al limite delle scorte. Ho sentito dire che l’esercito sta per mandarci nuove scorte, ma con la situazione là fuori..-

-A proposito, come sta andando?-

-Non si capisce bene, ma sembra che arrivino sempre meno dischi..o tripodi, come sembra che li chiamino, ma non finirà tanto presto.-

         Guerra! Keith pensa agli uomini che stanno combattendola. Quanti soldati sono morti sotto il fuoco nemico? Quanti ne ha visti lui solo in questa giornata?

-Che ore sono?- chiede

-Le quattro del mattino, dottore.- risponde l’infermiere

Un’intera giornata di guerra. Cos’altro li aspetta?

 

         Arrivano i feriti e Keith è rapido nell’impartire gli ordini necessari, in breve i feriti sono smistati. Due sono arrivati già morti, uno spira prima di arrivare alla sala operatoria, è un bambino. Jane pensa a suo figlio, almeno lui è al sicuro. I Vendicatori hanno messo a disposizione i sotterranei, a prova d’olocausto nucleare, del loro palazzo come rifugio dei bambini. Maledizione a chi non ha pensato ad avvertire prima, così da permettere una seria evacuazione. Jane Foster Kincaid accantona rapidamente questi pensieri, le sue priorità sono altre ora.

 

         Jane ha appena finito di occuparsi del decimo (o era l’undicesimo?) ferito quando ecco arrivare Ryan, l’Amministratore dell’Ospedale che si rivolge a Hannah Fairmont, provvisoriamente trasferita all’accettazione del Pronto Soccorso

-Spero che abbiate controllato che abbaino tutti l’assicurazione in regola- dice –Il bilancio dell’ospedale non può permettersi…-

Jane scatta all’improvviso:

-Ryan, se lei pensa che manderò indietro qualcuno solo perché non ha l’assicurazione sanitaria, ha sbagliato persona Me ne infischio del bilancio dell’ospedale, qui parliamo di guerra e di vite da salvare, non l’ha ancora capito?-

-Beh…io….-

Torni ad occuparsi dei suoi conti e ci lasci in pace, per favore.-

         Ryan sbuffa ed esce e Jane si rivolge a Hannah

-Credi sia stata troppo dura?-

-No hai detto una cosa giusta e credo che anche Ryan lo capirà alla fine.-

          Ed anche se non lo capisce, beh riusciranno a conviverci entrambi.

 

         L            a ragazza non sa come ha fatto ad arrivare viva sin lì, forse in tutto quel caos quei marziani non possono badare a d una semplice ragazzina. Da che ricorda, non ha mai visto niente di simile: più eroi in costume di quanti pensava addirittura che esistessero, impegnati contro qui cosi rotanti ed alcuni di loro li ha visti, addirittura cadere, e poi gli aerei…aveva visto dei film con battaglie aeree, ma nulla l’aveva preparata allo spettacolo di vederne una proprio nei cieli cittadini. L’unica cosa a cui riusciva a pensar era correre, correre, trovare un posto sicuro, ammesso che ne esista uno. Con uno sforzo raggiunge l’entrata del pronto soccorso, evitando le autoambulanze che vanno e vengono, (ma come fanno? Si chiede) e si catapulta nell’atrio.

-Amanda!- grida Hannah Fairmont alla vista di sua figlia e le corre incontro

Amanda Fairmont è sfinita, ma riesce a tenersi su.

-Non sapevo dove andare mamma. Quei cosi sono dappertutto, non potevo restare a casa, non potevo!-

-Calmati ora!- le intima la madre –Hai fatto bene, preferisco saperti con me, anche se forse dovresti raggiungere il figlio dei dottori Kincaid al Palazzo dei Vendicatori.-

-Ora non posso mamma, davvero

         Hannah stringe la figlia se. Quello che sta succedendo sembra più tremendocce mai, ma è felice di essere con sua figlia ora. Vorrebbe che anche Jake potesse essere con loro ora, ma Jake è un fuggiasco ormai.

 

 

4.

 

 

Jane Foster si chiede quanti feriti abbia medicato stanotte, si asciuga il sudore ed alzando la testa incrocia lo sguardo di suo marito, il dottor Keith Kincaid e ricambia il suo sorriso. Non ho mai visto nulla di simile, pensa. Anche quegli ospedali da campo a Santo Marco[x] o in India[xi] non l’avevano preparata questo, ma non può permettersi di cedere. Pensa a suo figlio. Vorrebbe che Jimmy fosse lì con lei, ma sa che non sarebbe una buona idea. Forse Jarvis non sarà la persona più adatta per intrattenere un bambino, ma nel bunker del Palazzo dei Vendicatori lui sarà al sicuro, almeno se lo augura. No. Si dice, niente pensieri cupi. Oggi andrà tutto bene. Il ronzio sopra la sua testa interrompe il corso dei suoi pensieri.

-Fibrillazione!- urla uno degli infermieri.

-Il defibrillatore presto! Avanti!-

            Quante volte usa con mano esperta il defibrillatore? Non sa dirlo nemmeno lei, quando, alla fine, decide di arrendersi. È lei stessa ad allungare il lenzuolo sopra il volto della ragazza appena morta. Una parte di lei vorrebbe piangere, ma si trattiene. Sente due braccia forti stringere le sue e si gira per poi finire abbracciata col volto sul petto del marito. Non c’è bisogno di parole. I due si capiscono benissimo, ormai

 

            Hannah guarda uscire verso la livida alba due eroi in costume rimasti lievemente feriti in questa guerra, crede che si chiamino Justice e Turbo, ma non è molto sicura, invidia la sicurezza con cui si rituffano nell’azione. Le Tv dicono che gli attacchi dei marziani sono sempre di meno, forse li stanno respingendo.

 Vede passare davanti a se il Detective O’Neil, quello che indaga su Jake. Era ricoverato qui sino a poco prima e, per quanto ne sa, doveva essere qui per un controllo quando sono arrivati i dischi volanti. Vorrebbe chiamarlo, ma per dirgli cosa? Che Jake è innocente? Non la prenderebbe in considerazione.

 

Mentre il sole comincia ad illuminare la città, una figura ammantellata atterra silenziosamente sul retro dell’ospedale.

 

Non finisce mai, pensa Jane quando entra l'ennesima barella. Si precipita verso l’uomo in chiara crisi convulsiva.

-Qualcuno mi aiuti!- urla Jane

-Serve una mano?- risponde una voce che conosce molto bene

            Due braccia decise tengono fermo l’uomo, mentre gli viene iniettato un sedativo

-Jake Olson!- esclama lei –Che ci fai qui?-

-Il mio lavoro!-ribatte lui con calma. E lo dice così, pensa Jane, come se non fosse accusato di furto, traffico di droga e tentato omicidio e come se, in realtà sotto quella forma non ci fosse Thor, il mitico dio del tuono.

-Perché sei tornato?- gli sussurra

-Fidati di me Jane.- ribatte lui –Invero so cosa sto facendo.-

-Me lo auguro per te –

            Il Detective O’Neil si avvicina immediatamente.

-Fermo dove sei, Olson, ti dichiaro in arresto.-

-Non intendo sottrarmi al mio destino, detective O’Neil, sono tornato per discolparmi da tutte le accuse.-

-Vorresti dire che sei innocente? Ero incline a crederti, ma ti sei giocata ogni possibilità fuggendo ed io devo fare il mio dovere.-

            Per fortuna, pensa il presunto Jake Olson, non ricorda il tentativo di Loki di ucciderlo facendo ricadere la colpa proprio su Jake, interrotto dall’attacco di Seth ad Asgard[xii]

-Le chiedo di rimandarlo Detective, c’è bisogno di me qui, ora.-

-Mi spiace Olson , non ho scelta, porgimi le mani, hai il diritto di non parlare…-

            O’Neil non riesce a finire la frase, la parete dell’ospedale s’infrange con una tremenda esplosione e, subito dopo appare la terribile sagoma di un tripode.

            Gli attori del nostro piccolo dramma rimangono per un lungo attimo, come incantati, poi, con decisione improvvisa, Keith Kincaid si muove…

-Via tutti, portate i malati via di qui presto!-

Jake si volta verso Kincaid i loro occhi s’incontrano ed è come se una muta comunicazione passasse tra loro. “Bada a Jane” “Contaci”

            Con uno scatto improvviso Jake balza in avanti spostando O’Neil dalla traiettoria dei raggi del tripode solo per essere, a sua volta, colpito in pieno

-Noo, Jake!!!- urla Hannah, ma Keith la trattiene prima che possa correre.

O’Neil è sconcertato quell’uomo si è sacrificato per lui, non certo il comportamento degli spacciatori che ha conosciuto. Dovrà cominciare a meditare sulle prove che gli ha portato Demitrius, se sopravvive cioè…il tripode prende ancora la mira e stavolta per O’Neil non ci sarebbe niente da fare se….

La copertura del tripode è distrutta da un possente colpo di martello ed una voce tonante si ode

-Indietro malvagi, queste persone sono sotto la protezione di Beta Ray Bill!-

            L’assalto è rapido e senza scampo per il tripode che piomba rovinosamente al suolo esplodendo a livello della strada, poi Bill atterra nel salone devastato.

-vedo che il mio intervento non è stato abbastanza tempestivo, ahimè! Uno di voi è morto, purtroppo.-

-Jake Olson.- risponde Jane. -È morto com’è vissuto, salvando la vita di un altro.-

            Il che è vero da tanto tempo, pensa, Jane, ma che ne è di Thor? Si chiede Jane, che ne è dell’essenza del dio del tuono che era ospitata nel corpo di Jake Olson? E perché invece di trasformarsi in Thor, ha agito come ha agito? Quasi come se volesse essere ucciso…e se…guarda verso Beta Ray Bill e nel suo volto alieno legge la risposta che voleva.

 

            Hannah Fairmont piange e sua figlia non riesce a far altro che stringersi a lei. Non aveva mai mostrato molta simpatia per Olson, ma non è giusto che sia finita così. Vorrebbe poter dire qualcosa, ma non sa cosa e così tace.

            Il Detective O’Neil scuote la testa. Quell’Olson era un enigma, ma se è stato incastrato lui scoprirà la verità, glielo deve

-Che razza di disastro!- commenta l’Amministratore Ryan –Chissà se l’assicurazione copre i danni da invasione aliena-?

-È solo a questo che sa pensare?- sbotta improvvisamente Hannah –Un’uomo è morto, era uno dei suoi uomini e lei pensa solo ai danni?-

-Beh…Mrs. Fairmont, Olson era un ricercato e….-

-Vigliacco!- ribatte Hannah e lo schiaffeggia con forza

Ryan rimane fermo, poi risponde con rabbia:

-Lei è licenziata Fairmont!-

-Io non lo farei Ryan.- dice con voce ferma Keith –Prima di tutto è vero che sei un bastardo…

-Kincaid…!-

-…e poi…- continua tranquillo Keith –Quando al processo salteranno fuori tutti retroscena, e credo che oltre a me anche Jane ed il Detective O’Neil testimonieranno volentieri…-

            I presenti annuiscono

-…quanto credi che dovrà pagare di danni a Hannah l’Ospedale per licenziamento arbitrario? E la tua poltrona di amministratore reggerebbe?-

Ryan riflette un attimo, poi:

-Uhm, okay, niente licenziamento. Solo…ehm..capisco quanto sia scossa…ma la prossima volta, controlli meglio i suoi scatti di nervi Fairmont.-

            Così dicendo se ne va.

-Quel pallone gonfiato!- commenta Amanda Fairmont.

-Keith l’ha rimesso a posto.- aggiunge Jane.

-Già i miei complimenti dottore, non ha risparmiato i colpi.-

-Grazie dottor Kincaid.- dice Hannah

-Non ho fatto niente, dopotutto.- si schermisce Keith –Ora si riposi un po’ Hannah, lei e sua figlia ne avete bisogno, credo.-

 Mi sono giocato un voto per la nomina a Primario, pensa, ma, in fondo, ne valeva la pena,

 

 

5.

 

           

            E questo era l’ultimo pensa Keith Kincaid togliendosi il camice sporco di sangue. Da quanto è al lavoro? 24 ore? Non ricorda se è riuscito a trovare anche solo mezz’ora per dormire. Quante cose sono successe da quando è cominciata questa tremenda giornata. Ha appena sentito di nuovi attacchi dei marziani e questo vuol dire che presto il Pronto soccorso tornerà ad affollarsi, beh non sarà peggio di com’è andata finora. Trova Jane alla mensa che si concede un caffè ed un panino e si siede accanto a lei.

-Ho appena telefonato a Jimmy…- gli dice sua moglie -… va tutto bene per lui, non sembra avere neanche tanta paura, ma dice di annoiarsi.  Gioca con altri bambini, ma vorrebbe uscire.-

Keith fa un sorriso amaro:

-Normale per un bambino della sua età, ma presto, spero, questa storia finirà. Non chiedermi perché, ma sono fiducioso. Respingeremo i marziani.-

            Jane guarda fuori dall’ampia finestra. In lontananza i fumi delle esplosioni, i dischi che vanno e vengono, le scie dei caccia. Una scia di fuoco che riconosce come segno distintivo della Torcia Umana. Qualche supereroe volante che va e viene a malapena riconoscibile e poi….un’inconfondibile figura volante dai lunghi capelli biondi che fluttuano sotto un elmo puntuto, un mantello rosso agitato dal vento, trasportata da un poderoso martello.

            Jane sorride. Si, pensa, tutto va come dovrebbe ora.

-Appena finita questa storia andremo subito dai Vendicatori a riprenderci Jimmy.- continua a dire Kincaid!-

-Beh magari potremmo anche pensare a dargli un fratellino od una sorellina no?- risponde Jane

Con uno sforzo Keith riesce ad evitare che il caffè gli cada nei pantaloni

-Beh..- risponde con un sorriso stupido -…perché no? Mi sembra davvero una gran bella idea.-

            All’improvviso entra uno degli infermieri

-In arrivo un bel carico di feriti.Tutti ai loro posti!-

            Si ricomincia.

 

 

Note

Fine di un episodio speciale per altri due motivi: 1) è scritto da me (grazie Fabio F, e Mickey) e non dagli autori abituali, i cui suggerimenti sono, stati, comunque, molto utili; 2) non vi compaiono, se non in maniera marginale dei supereroi ed è tutto incentrato sullo staff del Memorial Hospital, che è poi lo staff dei comprimari “mortali” della serie di Thor, che, pur essendo la star della serie, vi compare in modo alquanto anomalo.

 Spero che il mio ritratto di Keith Kincaid, Jane Foster, Hannah Fairmont e tutti gli altri vi abbia soddisfatto

Ed ora qualche necessario chiarimento:

1)       Jake Olson, valente paramedico del Memorial Hospital rimase ucciso in un’esplosione mentre salvava la vita di un automobilista coinvolto in uno scontro tra Thor, I vendicatori ed il letale Distruttore. Poiché era morto a causa dell’incuria di Thor, questi accettò di vivere la vita di Olson al suo posto. In seguito si scoprì che Olson era indiziato di furto di medicinali e spaccio di droga e che il suo collega Demitrius Collins era un agente di Polizia infiltrato. Colpevole od innocente? Dan Jurgens ha dato una spiegazione non molto soddisfacente (a mio parere appena un gradino sopra quella di Mackie & Byrne sul ritorno della Zia May) e questa storia rappresenta un primo tentativo di dare una risposta più ragionevole.

2)       Con quest’episodio, Olson esce di scena definitivamente e Thor cessa di avere un’identità umana (almeno per ora). I misteri relativi alle incriminazioni a suo carico, il fato di Demitrius Collins e O’Neil ecc, sono oggetto di numeri di”Devil”, in particolare il #7.

3)        Thor ricompare in “La Guerra dei Mondi #2 e da lì su Thor #6.

 

 


Thor#6
Teogonia
di Fabio Furlanetto e Mickey

 

Dopo un epico scontro contro il potentissimo Seth, Asgard e i suoi abitanti erano rinati, grazie al demone Mefisto e al Celestiale Ashema…sebbene il ruolo della dea dello spazio fosse meno evidente.
Mentre gli dei avevano festeggiato la vittoria, Thor si era tenuto in disparte. Quante volte ormai aveva trionfato contro le forze del male ? Quante battaglie aveva già combattuto, nei suoi innumerevoli anni di vita ? Tutto iniziava a sembrargli vano. Una battaglia dopo l’altra. Un nemico dopo l’altro. Molte forze oscure si erano ribellate all’esistenza del gioiello dorato che era Asgard per l’Universo…forse. Anche gli Asgardiani stessi erano stati più volte la causa delle proprie disgrazie. La recente resurrezione poteva forse ridare ad Asgard l’antico splendore, ma quanto alto era stato il prezzo ?
E mentre lui combatteva su Asgard, Midgard era stata invasa da demoni chiamati Marziani, colpevoli d’indicibili crudeltà. Ma anche i mortali avevano le loro colpe…avevano ripreso il loro splendore a costo dello sterminio degli alieni.
Eppure, Thor sentiva ancora di appartenere in parte alla Terra. Dopo la vittoria, aveva interrogato l’onniveggente Orikal attraverso la Fiamma della Verità, scoprendo che Jake Olson, il mortale di cui aveva assunto l’identità e che si stava ridestando da un coma, era stato ingiustamente accusato di crimini che non aveva commesso. Thor è un essere che vive per la giustizia e non poteva rimanere indifferente al torto. Per questo, Thor non poté fare a meno di rendere ad Olson almeno un riscatto per il suo ricordo.

Gli dei stavano festeggiando, ma Thor non aveva molte ragioni per essere felice di ciò. Il suo martello stava già per portarlo alla volta di Midgard, quando suo padre Odino lo fermò.
- Figliolo, ferma il vorticoso Mjolnir!
Thor obbedì al genitore, come faceva la maggior parte delle volte. Quando non lo faceva erano guai…ma ancora più spesso, erano guai quando lo faceva.
- Padre… perché interrompi il mio viaggio sul nascere ? Non ho interesse a restare.
- Come sempre, figlio mio, dimentichi i tuoi obblighi come principe di questo regno.
- Strane parole, Padre di Tutti. Hai sempre chiaramente affermato la sua autorità superiore.
- Figliolo, la mia sola volontà è che tu rimanga ad Asgard per partecipare ai grandi festeggiamenti, in occasione di questa rinascita.
- Dopo quello che ho saputo, queste frivolezze non mi attirano.
- Thor! Sarà un festeggiamento sacro, e solenne non ridurlo ai festini cui partecipavi da fanciullo! E poi… non vuoi conoscere i tuoi figli, prima di partire?
- Ebbene, padre, sei riuscito a rievocare in me questo ricordo che così difficilmente avevo accantonato.
- Vieni, figliolo… io sono rimasto chiuso qui, nelle mie camere, in attesa del tuo ritorno.
- Verrò, padre, ma la mia mente è turbata da innumerevoli pensieri. Il fato di Jake Olson, la rivelazione riguardo miei figli… e non l’ultimo la morte di così tanti valorosi dei a causa di Seth… Leir, dio celtico del lampo, era invero uno dei più onorevoli guerrieri con cui avessi avuto l’onore di pugnare.
- Capisco il tuo rammarico, Thor… ma tu stesso hai giurato che libererai lui e i nostri simili dalle grinfie di Mefisto.
Perso nelle sue riflessioni, il dio del tuono notò strane vibrazioni trasmesse da Mjolnir.
“Ma certo” pensò “Mjolnir è composto dal metallo Uru, sensibile alla magia degli dei. Sta risentendo dei recenti trascorsi oppure…”
Odino notò il volto pensieroso del figlio.
-Ancora assillato dai dubbi sulla nostra vittoria, Thor ?
- No, padre…avverto uno squilibrio sul piano mistico... credo provenga dalle dimensioni in cui vivevano i perduti pantheon.
- Quelle dimensioni, purtroppo, adesso sono disabitate. Mefisto detiene le anime dei suoi abitanti.
-Ma non i loro corpi...
-Proferisci il vero, Thor. Avrei dovuto pensarci prima. Manderò un plotone di Valchirie a raccogliere le salme. I nostri antichi alleati meritano una degna sepoltura e una cerimonia funebre all'altezza del loro rango. Ma adesso è il momento di distrarsi e celebrare l’ennesima vittoria di Asgard..
Poco dopo, tutte le Valchirie in servizio si recarono nel vicino regno degli dei celtici. Quando arrivarono, non riuscirono a trattenere espressioni di sorpresa sui loro volti.

Ad Asgard, intanto, mentre chiacchieravano, dopo pochi minuti, i due dei, padre e figlio, raggiunsero una vasta pianura, brulicante di gente. Odino aveva appena convocato l'Althing supremo, che riuniva tutte le genti sotto la sua autorità.
- Non ho mai visto tanta gente ad Asgard in vita mia! – commentava attonito Thor.
- Perché questa è tutta la gente che sia mai nata nel Regno Dorato… ecco, ora parlerò alla folla – disse il patriarca, arrampicandosi su di un alto podio.
C’era una gran confusione. Thor non aveva mai visto la sua terra così vitale…così simile a Midgard.
- Gente di Asgard, oggi è un giorno da festeggiare! Siamo qui riuniti in questo grande spiazzo, al centro di Asgard… Idhavollr, il luogo che avrebbe segnato la rinascita degli dei dopo il Ragnarok… ebbene, quel giorno, per certi versi, è arrivato… gli dei sono rinati!
Un boato di approvazione esplose dalla folla.
- Un misterioso aiuto dal cielo ha riportato le nostre terre all’antico splendore… e dalle ceneri, compagni e parenti caduti sono di nuovo tra noi… e in nome della tradizione, appena rinnovata…
Odino stranamente s’interruppe e portò una mano al viso. La folla inorridì alla vista di Odino che si strappava un occhio. Ma non ci fu sangue. Il dio, lasciando un’orbita vuota, fece cadere per terra il bulbo, che si frantumò.
- A che scopo farsi forgiare un occhio di cristallo dagli artigiani di Nidavellir? Il vostro re ha sacrificato una parte di sé per ottenere la conoscenza atta a proteggervi e guidarvi… e ne deve andare fiero!
Un altro boato. Indubbiamente, Odino sapeva essere un grande comunicatore e nonostante fosse spesso troppo altezzoso, amava la sua gente.
- E se molti di voi saranno spaesati dalla nuova situazione nel Regno… bene, io chiarirò le vostre idee! Gioite, Asgardiani, perché avete avuto una seconda possibilità… la prima leggendaria guerra contro gli Dei Oscuri fu estremamente luttuosa… molti di noi perirono. E io feci cadere quel tragico capitolo della storia degli dei nel dimenticatoio, per alleviare il vostro dolore. Chi rimase comunque provato da questa terribile esperienza, si autoesiliò in altri mondi. Ora che siamo tutti riuniti, non ce n’è più motivo.
Richiamò qualcuno, dietro di lui. Era Mimir, il dio della memoria. E gli porse il suo scettro. Con un gesto netto, Mimir sollevò il suo scettro verso il cielo. La sua punta iniziò a illuminarsi e a risplendere come una stella.
- Che la luce rischiari la nebbia dei ricordi! – gridò il sovrano di Asgard.
Tutti ricordarono. Come se il ricordo della guerra e tutto ciò che ne comportava fosse rinchiuso in una sfera di cristallo… e quella sfera, improvvisamente, esplodesse, rilasciando tutto ciò che custodiva con violenza.
”Come… com’è possibile?” si chiedeva Thor, dopo aver ricordato.
- E adesso che si dia inizio ai banchetti!

Thor si avvicinò a suo padre per chiedere spiegazioni.
- Padre… non riesco a credere a ciò che detta la mia memoria… com’è possibile che sia riuscito a dimenticare un capitolo così importante della mia vita?
- La magia di Odino può questo e altro – disse Sif, avvicinandoglisi.
- Sif, noi… eravamo sposati… avevamo un figlio… Uller!
La guerriera aveva gli occhi lucidi.
- Già… e tu avevi altri tre valorosi figli… due nobili e giovani guerrieri, Magni e Modhi, e una graziosa fanciulla, Thrud… figli della gigantessa Jarnsaxa…
- Stento a credere… non è possibile… ricordavo di essere un ragazzino, all’epoca della guerra…
- Ti affidi ai tuoi ricordi, quando sai che gran parte di ciò che sapevi era fallace ? Eri assai più maturo di quanto non ricordi… eri già un uomo adulto all’epoca. Ma dato che i tuoi ricordi iniziano con quei giorni, hai iniziato a pensare che l’inizio dei tuoi ricordi coincidesse con la tua infanzia. No, Thor: tu eri un uomo già cresciuto, ed avesti anche una famiglia.
- Famiglia? Chiami questa famiglia? Io che mi… unisco con una gigantessa… no, padre, questo dev’essere una menzogna ben ordita… non ho mai concepito un simile comportamento.
- Hai rievocato che tuo fratello Loki arrivò persino ad accoppiarsi con lo stallone Svadhilfari, partorendo il mio fido destriero Sleipnir? Il costume degli Asgardiani è cambiato durante i secoli, Thor… ti ho già ricordato quanto questo mondo sia diverso da quello di millenni fa.
- Io… ho dimenticato di aver avuto dei figli… e ho dovuto dimenticare di essere il marito di Sif… per sopportare la loro perdita?
- Precisamente.
-Ma non esitasti a cancellare la mia memoria, e a non riferirmi mai di codesti cambiamenti !
-Nemmeno il Padre di Tutti è onnisciente, Thor. Anche io ho recuperato questo ricordo solo da poco.
-Ciononostante, padre…come sempre, interferisci nella mia vita e nella mia mente quando più ti aggrada. Non vi è dunque fine alle ricorrenti tribolazioni degli dei !?
-Di che parli, Thor ?
-Credo non importi che tu lo sappia, padre. Tutto ricomincerà da capo, non ne dubito.
Odino sembrò sconcertato dalle parole del figlio. Giammai aveva rinunciato così platealmente a festeggiare una vittoria. E le sue parole erano quasi un insulto per Odino. Forse le sue lezioni di umiltà erano servite a poco…e sarebbe stata necessaria una grave punizione. Tuttavia…Asgard era ancora viva solo grazie a Thor. Per una volta, avrebbe lasciato perdere.
- E adesso… dove sono i miei figli?
- Ti staranno cercando anche loro, tra la folla.
- Li cercherò anch'io... devo assolutamente vederli.
Affannosamente, il dio del tuono si faceva strada nella mischia, cercando di riconoscere i volti appena riaffiorati nella sua mente. Dopo molti minuti, la ricerca ebbe un esito.
- Padre!
Tre ragazzi e una ragazza… lo abbracciarono con tutta la loro forza. Dopo qualche secondo di diffidenza, Thor ricambiò calorosamente. Era commosso.
- Figlioli... venite a banchettare con me... dobbiamo recuperare il tempo perduto.

Qualche ora dopo...
- Ah, non pasteggiavo così bene da quando sconfissi il Serpente di Midgard !- confessava il Dio del Tuono, al culmine della sua gioia, per essersi ritrovato padre di figli così sani e valorosi.
- Io sono satollo, padre! - dichiarò Magni.
- Allora vorrà dire che riposeremo.
Poco dopo, l’imponente Jarnsaxa li raggiunse.
- Salve, Thor.
- Jarnsaxa…
I figli della gigantessa la riabbracciarono, lamentandosi l'un l'altro di essersi persi di vista per la confusione. Sif, accanto a Thor, era estremamente imbarazzata.
- Siediti con noi.
La gigantessa obbedì.
- Sono felice di averti potuto rivedere, Thor.
- Ne sono felice anch'io.
- Però devo chiederti una cosa: i miei figli torneranno con me a Jotunheim… è lì il mio posto, tra i Giganti.
- Invero, sono costretto ad acconsentire… i figli devono stare con la propria madre, specie se il padre è spesso assente. Ma non mancherò di farvi visita ogni qual volta sarò ad Asgard.
Detto questo, abbracciò i figli di Jarnsaxa e li salutò.
- Verrò a trovarvi in ogni mio momento libero, parola d'onore.
Dopo poco, Odino si alzò in piedi e proclamò la fine delle celebrazioni.
- È ora che tutti tornino alle proprie dimore… è ora che le famiglie si riuniscano!
 
Gimlé, la costruzione più imponente di tutta Asgard.
- Odino – dissero, all’unisono, due voci.
Il dio orbo quasi rabbrividì, a quel suono. Erano i suoi fratelli Vili e Ve a parlare… quelli con cui aveva fondato Asgard e che aveva… ucciso, per mantenere la propria sovranità. Era a causa loro che aveva aspettato Thor chiuso nei suoi alloggi. Preferiva ritardare più possibile l'incontro con loro... un guerriero così coraggioso e impavido che temeva un semplice rendez-vous con i suoi parenti. Escludendo, naturalmente, i suoi stessi figli. Fece buon viso a cattivo gioco.
- Fratelli!
Corse verso di loro e li abbracciò, insieme.
- Odino – dissero altre voci.
”I miei genitori… i miei nonni…”
Un turbine di emozioni si affollò nel cuore del vecchio e saggio dio. Buri e Bolthorn, i suoi nonni; Bor, suo padre; la gigantessa Bestla, sua genitrice… erano tutti lì.
”Figlio… sono fiero di te” pensò Buri, che si era finto morto e aveva seguito le gesta del nipote sotto le mentite spoglie dello stregone Tiwaz, da Nastrond.

”Sei felice, fratello, vero?” pensava con rancore Vili.
- Presto, accomodatevi... avete molto di cui parlare - disse Frigga, proprio mentre la numerosa prole di Odino irrompeva nelle sale regali: Hoder (o Hodhr, il dio cieco dell'inverno), Vidharr (notoriamente esiliato da solo da Asgard), Tyr (dio della guerra), per non parlare di molti altri dei redivivi.
"Sarà una giornata molto lunga" realizzò il re degli Asi.


Breidhablik, dimora di Balder.

Il pensiero che più assillava il luminoso dio era… “Cosa succederà con Karnilla adesso?”
Adesso la sua casa ospitava le persone a lui più vicine: sua moglie Nanna e suo figlio Forseti, dio delle controversie. Doveva parlare prima che la situazione peggiorasse.

Castello di Loki.
”Per favore… ditemi che è un incubo!”
Dopo secoli di goduta solitudine, Loki si ritrovava a vivere con la sua famiglia… la moglie Sygin e i loro figli Nari e Vali. Per non parlare dei suoi genitori (Farbauti e Laufey) e dei suoi fratelli (Helblindi e Bylistr) che gli facevano visita. Doveva rimediare a tutto questo, non avrebbe resistito a lungo.
-Maledetto sia Mefisto, per tutta l’eternità ! Questo non era tra i patti!
-Marito mio – disse Sygin mettendogli gentilmente una mano sulla spalla – perché sei così adirato ? Abbiamo riacquistato i figli che abbiamo perso…
Loki si girò di scatto e la picchiò, il volto pieno di rabbia.
-Silenzio, strega ! Cosa importa al Dio dell’Inganno delle stupide manovre di palazzo di Odino !? Che mi importa dei tuoi figli, se non posso avere il trono di Asgard che mi spetta di diritto !? Che mi importa dei miei fratelli, se già odio il mio fratellastro ?
Laufey fermò la mano del figlio con le sue enormi mani da gigante. Al tocco, il gigante si trasformò in ghiaccio.
- Non osare mai più toccarmi, padre. E che nessuno osi rivolgermi più la parola !
Ad un gesto di Loki, i suoi figli si ritrovarono avvolti in lingue di vivo fuoco. I suoi genitori si tramutarono in ghiaccio pronto a sciogliersi ad un suo pensiero, e Sygin fu incatenata al muro.
-Così va molto meglio.
-Loki, perché ti comporti così !? Cosa ti abbiamo fatto per meritare tanto ? Volevamo solo renderti felice…
-Io non voglio essere felice ! Voglio solo conquistare il potere che mi spetta, e far pagare alle genti di Asgard l’avermi trattato come un indegno estraneo per tutta la mia vita. Che Odino ed il mio odiato fratellastro si trastullino con l’idea della riunione di famiglia…ho altri piani. Come presto scopriranno, i vecchi tempi non erano necessariamente migliori !
Loki scoppiò in una risata agghiacciante, guardato a vista sia dall’inferno di Asgard che da un inferno più generale, in attesa del pagamento richiesto.

Vanheim, mondo dei Vani.
Amora e Lorelei, erano, probabilmente, le dee più confuse. La guerra con gli Dei Oscuri le aveva rese orfane ... e il prodigio di Odino aveva fatto dimenticare loro chi fosse la loro madre, la dea della fertilità Freya, e il loro padre, il misterioso Odhr, oltre ai loro veri nomi, Gersemi e Hnoss. Ormai erano note così, ma conoscere la propria genitrice, da cui avevano ereditato la bellezza e la lussuria, era uno shock. Senza contare lo zio Freyr (dio della virilità, padrone di Alfheim), sua moglie Gerdh e i nonni Njordhr (dio del mare, leader dei Vani) e Skadhi (dea della caccia e dello sci).
Avrebbero dovuto affrontare tutti. Ma Amora aveva altre mire, e lasciò la sorella alle prese con una famiglia non voluta. Lorelei era appena risorta, e forse lei più di tutti comprendeva come si sentissero gli dei ritornati. Lei, che era morta per colpa di Amora e che era stata controllata da Seth. Amora tornò su Midgard…ma nemmeno lei sapeva se lo faceva per desiderio di potere, per fuggire alle responsabilità o per paura della sorella…come fidarsi di chi ha servito il Dio Serpente della Morte, ed è resuscitata grazie al diavolo ?

Bilskirnir, dimora di Thor.
Dopo aver ritrovato la sua famiglia, Thor aveva appena rincontrato Thialfi e Roskva, due ragazzi, fratello e sorella, con cui aveva condiviso innumerevoli avventure nei bei tempi andati, ed aveva gioito per averli ritrovati.
Forse che tutte queste rinascite avrebbero cambiato il suo cuore, che si sentiva oppresso dalle mille battaglie ? O tutto sarebbe tornato come prima ? Come avrebbe affrontato il già tormentato rapporto con Sif? Perso in questi pensieri, non avvertì subito il richiamo del padre, che lo convocava urgentemente al palazzo reale.

Infatti, mentre la notte si avvicinava per Asgard, le Valchirie erano tornate.
- Mio signore - cercava di spiegare una Valchiria, completamente genuflessa davanti al suo signore- è questo lo stato in cui abbiamo trovato le salme degli dei defunti. Abbiamo avuto il tempo di recuperare solo la maggior parte delle vittime... dopodiché, le dimensioni che abbiamo visitato sono collassate su se stesse.
- Collassate? - chiedeva Thor. Intanto Odino aveva un'espressione tra l'imbarazzato e il preoccupato.
- Padre, cosa significa tutto questo?
Il sovrano non sembrava voler rispondere. Quella gelida atmosfera venne interrotta dall'apparizione di una presenza, che incusse subito timore persino nell'animo del grande Odino. Egli, con suo figlio, si voltò repentinamente verso l'intruso.
All'apparenza, una strana donna mortale, dai colori scuri e dall'abbigliamento bizzarro.
Ma i due dei non potevano non riconoscere l’impronta dei Celestiali in lei.
- Salve - proferì la dea spaziale.
- Ashema! - ribatté Thor, riconoscendo l'entità con cui aveva avuto a che fare durante il ritorno dall'universo di Franklin Richards.
- Thor... credo che sia finalmente giunto il momento che tu conosca la verità. Una verità pesante, forse, ma a questo punto importante.
Odino, sempre più allarmato, fece cenno alle spaventate Valchirie di lasciarli soli.
- La verità... su che cosa?
- Sull'origine della vostra divinità. Una verità costata un occhio della testa a tuo padre, il quale l'ha sempre rinnegata persino a se stesso, dopo averla appresa.

Il tonante guardò suo padre, il quale aveva il capo chino. Così si rivolse nuovamente alla dea.
- Parlami. Non ti interromperò.
Ashema si accomodò su di un seggio crisoelefantino, e lo stesso fecero Thor e Odino.
- Qualche milione di anni fa, in un lontano pianeta di questa galassia, abitava una popolazione, manipolata dalla mia genia come è stato fatto sui Terrestri in tempi più recenti. Questi esseri si proclamavano dei, e dicevano di essere nati con l’universo stesso.
Ai Celestiali non importava se questo fosse vero. La nostra essenza infinita ci definisce come qualcosa di talmente superiore a quegli dei, come potrebbe esserlo un umano rispetto ad un batterio. Ma così come gli umani studiano le forme di vita inferiori, noi studiammo loro.
Il livello di evoluzione raggiunto da essi sia a livello di genoma sia a livello di civiltà aveva raggiunto vette mai toccate prima da nessun mortale. La loro capacità di manipolare le energie metafisiche era incommensurabile. Ma il loro potere era ancora acerbo, ancora da perfezionare. Fu qui che intervenimmo, perfezionando la perfezione. Li rendemmo più dei di quanto già non fossero. Da un certo punto di vista il nostro esperimento fu un successo: la popolazione manipolata aveva il potere di alterare la realtà, come l’umano Franklin Richards…sebbene il metodo di alterazione fosse più lento e più sottile, e le divinità superiori ereditarono un potere anche maggiore.
Inoltre la sua cultura era così sviluppata che essi consideravano un'unica cosa scienza, magia, tecnologia, religione... una civiltà sviluppatissima, ambiziosa di raggiungere i livelli di divinità dei loro stessi manipolatori... tanto da preoccupare persino i Celestiali. Dopo il canonico lasso di cinquanta anni terrestri, una Coorte stabilì il fato di quel popolo. Arishem segnò il pollice verso ed Exitar stava per sterilizzare il pianeta, quando, con i loro potenti mezzi, gli autoctoni riuscirono a comunicare con noi e a proporci un patto. Sebbene le loro parole furono infantili dal nostro punto di vista, la proposta ci affascinò.
Ci proponevamo di non vanificare gli sforzi di millenni cancellandoli dalla faccia del pianeta; in cambio della salvezza avrebbero accettato una riduzione del loro potere, ma pretendevano comunque il raggiungimento effettivo del loro obiettivo: la divinità, che ironicamente già possedevano…ma non riuscivano a conciliare la propria divinità con la nostra superiorità. Incredibilmente, per motivi insondabili da un Celestiale del mio rango, la Coorte accettò. Così, la popolazione si sparse per le galassie. Su ogni pianeta, le colonie di alieni si insediarono in punti cruciali. Noi Celestiali cancellammo la loro memoria e gli permettemmo di adottare nuove identità, a seconda della cultura da cui dovevano essere adorati. Un nuovo esperimento era iniziato, per noi, risolvendo una potenziale crisi.

Thor, a quel punto, osò interrompere la narrazione.
- Mi stai dicendo che... questa popolazione... siamo noi?
- Sì. Tutti gli dei di tutte le mitologie universali fanno capo ai miliardi di individui della popolazione di cui vi parlavo. Voi compresi. Avevate il potere di creare dimensioni in cui vivere, di cambiare aspetto, di far nascere leggende sul vostro conto... in cambio dell'adorazione avete perso gran parte delle vostre facoltà originarie e soprattutto la vostra identità. A un certo punto, però, abbiamo dovuto instaurare un nuovo patto con le vostre nuove identità, per limitare la vostra influenza sugli esseri umani. Questo è successo al tempo della terza Coorte terrestre.
- Quindi tutti quei cadaveri amorfi... rappresentano il nostro vero aspetto.
- In un certo senso. Tu non comprendi appieno, Thor. Questi esseri non erano dei veri e propri esseri viventi come intendi il termine…erano creature più astratte, anche se elementari per i Celestiali. Ognuno di essi poteva incarnare un concetto. Tu ad esempio sei il dio del tuono, ma questa manifestazione naturale sarebbe esistita lo stesso…molti dei di Asgard non rappresentano un concetto vero e proprio. In assenza della loro forza vitale, gli dei morti hanno perso alcune delle sovrastrutture che si erano costruiti. Ma neanche questo è il vero aspetto degli dei, così come questo corpo umano non è il mio vero corpo. La vera natura degli dei sarà sempre sfuggente.
-Quindi…gli dei non sono veramente ciò che pensano ?
Ashema sorrise. Erano come bambini, al suo confronto.
-Che senso avrebbero degli dei che non sono degli dei ? In questo caso sarebbero stati superflui, se non addirittura dannosi. Nessun dio può impedire ai Celestiali di perseguire i loro scopi. La vostra natura resta incomprensibile ai mortali e a voi stessi, così come la relazione tra la vostra esistenza e l’ordine delle cose.
-Non comprendo – disse Odino – se non siamo dei, come possiamo aver dato origine all’universo ?
-La lezione che tutte le razze devono imparare è che tutto è relativo. Nell’universo si sovrappongono diversi tipi di realtà…realtà ed illusione, scienza e magia, il mondo sensibile e la metafisica. Tutti questi aspetti convivono, e gli dei sono perennemente in bilico tra questi estremi. Siete il maggior enigma dell’universo.
-Come i Celestiali stessi ?
-Non paragonare una goccia ad un oceano. Noi siamo un enigma che cela un mistero che cela un indovinello.
-Quello che capisco, Ashema – disse Odino con voce altezzosa – è che non ci hai detto niente di concreto. Gli dei sono veri dei o meno ?
-Ha veramente importanza ? Quello che è importante capiate è che esistono poteri oltre gli dei. Questa non è una lezione di storia…è una lezione di umiltà.
Odino e Thor si guardarono negli occhi. Quante considerazioni scatenavano quelle parole. Ma Thor non aveva ancora messo pace nel suo cuore.
-Ashema, che tutto questo sia vero o che sia solo il frutto della fantasia dei Celestiali…
-La nostra fantasia è la realtà, Thor. Tale è il potere della mente di un Celestiale.
-Se tutto quello che dici è vero…che importanza hanno le mille battaglie, le mille insidie che abbiamo sconfitto…che importanza ha la stessa gloria di Asgard ?
-Tutto è relativo, Thor. I Celestiali hanno capito che passato, presente e futuro convivono, respirano insieme nell’eternità del tempo. Sappiamo bene che tutto cambia per restare uguale. Per questo i nostri cambiamenti sono sempre lenti, sottili, ponderati…per evitare che si perdano nell’eterno presente.
-Non sono sicuro di capire. Forse siamo ancora molto limitati. Chissà se un giorno arriveremo a comprendere queste cose…ad arrivare al vostro livello.
-Chissà, Thor, chissà…
-Un secondo, Ashema, che ne è degli altri dei ? Gli dei che si sono recati su altri pianeti ?
Ashema sorrise molto più spontaneamente di prima.
-Anche loro attendono una risposta…
La Celestiale scomparve lentamente, lasciando Thor ed Odino con più dubbi di prima.
-Di una cosa sono certo, figlio mio…non ci lasceremo sopraffare dalla nostra vanagloria, come in passato. E mi scuso con te, Thor…per la prima volta da millenni. Non avrei dovuto pensare di avere il diritto di manipolarti così…ma cerca di capire che volevo solo il tuo bene.
-Sì, capisco, padre.
-Mi pari ancor dubbioso, Thor.
-Tutt’altro, padre. Il mio cuore è sereno perché ho compreso che non esistiamo per niente…abbiamo uno scopo. E che possiamo ancora migliorare. Siamo dei, ma siamo ben lontani dalla fine del nostro viaggio.
-Eppure, ancora parecchi tasselli mancano a questo indovinello…
-Forse, padre mio, dovremmo essere noi a ricomporre la storia, e non aspettare che la verità ci sia rivelata. Forse il cercare la verità è ciò che ci può aiutare a migliorare.
-E come credi di poter trovare questa verità ?
-Come hai detto tu…noi abbiamo una tessera. Forse i nostri fratelli hanno le altre.
Thor guardò il cielo stellato di Asgard, da dove si vedevano tutte le stelle dell’Universo…e fu felice di non averle ancora viste tutte.

 

 

 


Thor#7
Estremi saluti
di Mickey

Thor sta contemplando le stelle. Il Celestiale conosciuto come Ashema ha rivelato a lui e a suo padre che esistono altri dei come loro, sparsi per l'universo. Quanto lo cambieranno le recenti scoperte sulla sua divinità?
- Ashema, è tutto vero ciò che hai detto? - riprende a parlare, dopo un lungo silenzio.
- Thor, hai saputo ciò che devi. La verità è stata parzialmente celata o alterata per un'ottima ragione: se conoscessi tutta la verità, l'incantesimo si spezzerebbe e tutti voi perdereste la vostra aura divina. La vostra natura di divinità non implica che conosciate le vostre origini.
- Non capisco come interpretare questa frase, ma credo di non potermi opporre alla volontà di un Celestiale, nevvero?
- Non si tratta di questo, Thor. Presto i miei simili sopprimeranno ogni mia tendenza umana. Per questo vi ho rivelato ciò che potevo in tempo, prima che lo stesso istinto di solidarietà nei vostri confronti venga sradicato in me.
- E' un vero peccato che presto verrà a mancare l'unica intermediaria tra umani e Celestiali - fa notare Odino.
- Non posso che condividere, ma non posso ribellarmi al volere delle Schiere. Vi ricordo solo che il concetto stesso di divinità contempla l'idea di mistero, di dogma, di incompenetrabilità. E' per questo motivo che nemmeno voi stessi dovrete conoscere l'origine del vostro stato, che è molto più complessa di quanto io abbia potuto spiegarvi in termini mortali.
- Questo lo capiamo, Celestiale.
- Adesso è ora che io vada. Addio.
Quando Thor e Odino stanno per rispondere al saluto, l'incarnazione umana di Ashema è scomparsa. La rivedranno mai?

In quel frangente, la forma astrale di Loki ha assistito alla scena, senza parole. L'aveva sempre subodorato. Non per nulla aveva recentemente parlato a Thor dei ruoli che sono entrambi costretti ad assumere e aveva sentito le strane parole pronunciate da Mefisto a Seth: ne ha avuto la conferma e adesso la sua rabbia nei confronti della famiglia reale è diventata più intensa. Per millenni è stato discriminato per la sua natura di gigante nano... ingiustamente. Erano tutti allo stesso livello, in tempi immemorabili: è evidente che l'originario stato divino esulava da limitate classificazioni come quella tra Asi, Vani, giganti, elfi...
Il colpo di stato che sta preparando si colorerà di tinte ancora più diaboliche e crudeli, a questo punto.

Thor guarda suo padre con perplessità. Egli sapeva già tutto o no? Ma non ha il coraggio di chiederlo.
- Nonostante tutto - prende a parlare il Padre di Tutti - oggi verranno celebrati i funerali dei nostri fratelli caduti in battaglia. Nastrond diventerà un santuario in loro onore, a maggior ragione dopo ciò che ci è stato rivelato. Anche se gli altri pantheon avevano culture diverse, onoreremo il loro trapasso secondo il rito asgardiano.
- E' cosa buona e giusta - commenta Thor.
- Ci sarà tutta Asgard a commemorarli. Purtroppo dovremmo nascondere ai sudditi la natura delle salme. A questo proposito, mi sovviene ciò che mi hanno poc'anzi riferito le Valchirie.
- Ovvero?
- La vera natura di alcune salme. Il pantheon russo ha conservato il suo aspetto noto...
- Ciò può voler solo dire che almeno uno di loro è ancora vivo... che un suo membro stia ancora calpestando il suolo di Midgard? - si chiede Thor, pensando a Perun, il dio russo con il suo stesso titolo.
- ... mentre le salme degli dei egizi sono irrintracciabili - continua Odino.
- Come? Com'è possibile? Che siano ancora vivi, da qualche parte, come mi è sembrato di intuire durante la battaglia con Seth?
- Probabilmente lo scopriremo presto, chissà - dice pensieroso Odino.
- Cosa ti angustia, padre?
- Mi preoccupa la sicurezza di Asgard.
- Proprio adesso? Per quale arcano motivo?
- Soprattutto adesso. Siamo vivi grazie al meschino patto con il Diavolo... nessuno escluso. Tantomeno le minacce.
- A chi ti riferisci?
- Una su tutte... Surtur. O Fenris, che ha sciolto le magiche catene che lo tenevano imprigionato sull'isola di Lyngi. E non so dove si trovi adesso, anche se sicuramente non ad Asgard.
Thor deglutisce.
- E' per questo che sto spendendo molte energie mistiche per indebolire i contatti tra Asgard e mondi come Muspellheim. Purtroppo, però, rischio di alterare fatalmente gli equilibri cosmici tra i Nove Mondi, se intensifico questo genere di incantesimi.
- Perciò non saremo mai abbastanza sicuri?
Il silenzio di Odino è molto eloquente.
- Invero, padre, prova a considerare la questione dal punto di vista opposto. Per quanti felloni sono tornati in vita, altrettanti eroi hanno svuotato le sale del Valhalla!
- E' su questo che conto, figliolo.
Stranamente, il Dio del Tuono sente improvvisamente il desiderio di confidarsi con chi gli ha dato la vita, come non succedeva da decenni, forse.
- Sono confuso, padre. C'è una parte di me che vorrebbe rimanere qui, ad Asgard, per vivere la più florida era nella storia del Regno Dorato; un'altra parte, vorrebbe redire a Midgard, che purtroppo si trova in un momento molto negativo della sua storia recente; un'altra ancora desiderebbe solcare i cieli alla ricerca dei nostri fratelli perduti.
- E' stato sempre questo il tuo cruccio, figlio, ed anche la mia croce. Ho sempre cercato di convincerti a risiedere nella tua terra natìa e stavolta ho argomenti abbastanza solidi per farlo.
- Cosa intendi?
- Vuoi forse macchiare il tuo onore trascurando i tuoi figli e tua moglie? Gli Dei Oscuri ti avevano privato di una famiglia... il Fato ti ha permesso di riaverla e non è un tuo diritto dissipare una tale opportunità.
- Stavolta sono costretto a darti ragione... a volte la tua leggendaria saggezza si rivela fondata.
- Thor, come osi parlare in questo modo a tuo padre?! E non è la prima volta, recentemente, che metti in dubbio la mia saggezza.
- E' arrivato il momento di rivalutare tutta la nostra storia, Odino. A partire dal tuo "illuminato" governo. Ma non è questo il momento. Hai citato gli Dei Oscuri e adesso la mia mente è ottenebrata da numerose riflessioni.
Odino resta silente, mentre Thor continua a pensare ad alta voce.
- Se ciò che Ashema ha detto è vero... anche loro potrebbero far parte di quell'unica, originaria popolazione di divinità da cui tutti discendiamo.
Detto questo, senza neanche attendere risposta, esce dalla sala a passo deciso, facendo risuonare i passi tra quelle lussuose mura. Il Regno Dorato aveva subito molte guerre sul proprio territorio, conflitti che, al loro termine, avevano sempre richiesto una ricostruzione della maggior parte degli edifici, così che, nel suo eterno splendore, Asgard non fosse mai la stessa. Ma Ashema ha voluto riportare il regno al suo splendore originario, così come Odino e gli altri l'avevano fondata. E' uno dei più magnificenti spettacoli dell'universo.
Così come Bilskirnir, la reggia privata di Thor, il più grande edificio che abbia mai ospitato il Dio del Tuono, con le sue centinaia di sale. Adesso il suo padrone le sta attraversando per tornare dai suoi familiari.
- Bentornato, Thor! - è il caloroso saluto della giovane Roskva, fedele servitrice e compagna di avventure del Dio del Tuono... prima dell'antica guerra con gli Dei Oscuri.
- Roskva! Thialfi! - esclama il biondo e barbuto dio, riferendosi alla ragazza e al fratello di lei - Mi fa sempre un grande effetto rivedervi. Prima o poi dovrò farmene una ragione...

Passano le ore. Sono passati millenni dall'ultima volta che Thor ha passato del tempo con la sua famiglia. A poco a poco, i sentimenti di affetto che provava per loro eoni prima stanno riafforando con tutta la loro prepotenza. L'istinto paterno era qualcosa che gli mancava da millenni.
Sif spera che si risveglino presto i suoi sentimenti per lei, così come sono prepotentemente tornati alla ribalta nel suo cuore quelli nei confronti di Thor.
"Thor... non continuare ad evitarmi. Mi fa piacere che tu ti dedichi a nostro figlio, ma... hai una moglie, adesso, anche se il destino ci ha separati per tutto questo tempo".
Uno squillo di trombe annuncia il momento della cerimonia funebre.
- E' ora di andare, ragazzi! - comunica deciso il Dio del Tuono.
Insieme a Sif, Uller, Roskva e Thialfi, Thor sale a bordo del suo carro, guidato da Arrotadenti e Digrignadenti, partendo alla volta del nuovo cimitero divino.
Una volta atterrati, si prospetta davanti a loro uno scenario inquietante ma intriso di sacralità. Nastrond, la spiaggia dei morti, costellata da infinite sottili steli, a perdita d'occhio. Su ognuna di essa, con certosina pazienza, le Valchirie hanno inciso i nomi degli dei periti, in doppia dicitura: quella runico-asgardiana e quella propria della cultura del pantheon. Migliaia di corpi sepolti da una finissima sabbia.
Tutta la popolazione di Asgard è riunita alle spalle dell'improvvisato camposanto. Una folla di persone come si era mai vista nel Regno Dorato.
- E' incredibile... - commenta Thor, spaesato. Molti volti gli sono sconosciuti, altri li rivede per la prima volta dopo millenni, altri ancora gli sono familiari e li rassicurano.
E' Balder ad aprire la cerimonia.
- Un male antico come il mondo stesso è venuto prepotentemente alla ribalta, strappando innumerevoli, nobili vite apparentemente immortali a questo piano della realtà. E' stato impossibile salvarli, ma non è ancora detta l'ultima parola.
Detto questo, Odino sale su di un altare pagano ed intona una preghiera tipica degli Asi, adatta a cerimonie funebri.
Molti sono commossi. Thor, invece, riflette molto. Cosa può fare per salvare le anime degli dei degli altri perduti pantheon terrestri, in balia di uno dei demoni più antichi e potenti dell'universo? Non si darà pace finché non troverà un modo per riaffermare il suo orgoglio, indebolito dal fatto di essere sceso a patti con Mefisto.

Una volta che il rito è finito, tutti si ritirano.
- Io devo andare a Midgard per chiudere gli ultimi ponti - dice Thor per avvisare Sif e gli altri.
- Ti aspetteremo.
Una semplice rotazione di Mjolnir e le barriere dimensionali sono infrante.
Thor è di nuovo sulla Terra.
Vola su di essa, constatando con i suoi occhi quanto si sta riprendendo dopo le recenti tragedie. Ancora una volta, invidia i mortali per la loro tenacia e il loro spirito di sopravvivenza.
Dovrebbe passare dai suoi amici Vendicatori, ad aggiornarli del suo stato. Ma lo farà in un altro momento: c'è qualcosa di importante a cui vuole prendere parte.

E' in un cimitero cristiano, nascosto dietro il tronco di un grosso albero.
Un sacerdote di Midgard sta spendendo lusinghiere parole su Jake Olson, sottolineando come si sia rivelato un eroe durante la guerra con Marte. Thor è sollevato, adesso, sapendo che la sua memoria è stata salvaguardata dalla messinscena organizzata da Odino. E spera che l'anima di colui di cui ha vestito i panni sia sfuggita dalle grinfie del Diavolo.
Non può fare a meno di sentirsi in colpa per il nuovo dolore inflitto a chi gli voleva bene.
Tra la folla c'è anche una delle donne più importanti della sua vita, la dottoressa Jane Foster. Non appena il funerale si conclude, il dio del tuono si avvicina con discrezione alla donna che per un breve tempo coesisteva con la sua attuale moglie.
- Salve, Jane.
- Thor! Cosa ci fai qui? - chiede la dottoressa, sorpresa.
- Sono venuto a salutare un eroe.
- Oh... mi fa piacere. Ma... sono confusa. Un giorno o l'altro mi dovrai spiegare ciò che è successo, io pensavo...
- Hai ragione, penso tu debba sapere.
E così, le riassume i tumultuosi eventi delle ultime settimane.
- Non posso crederci... e adesso... tu e Sif... siete sposati?
- Sì, il nostro legame perduto è stato ristabilito.
- Ne sono felice, sai? E' come se una parte di me fosse di nuovo legata a te.
- Va tutto bene con tuo marito, Jane?
- E' una battuta quella che sento proferire dalla bocca di Thor!?
- No, donna... sono serio.
- Non preoccuparti per me, va tutto bene - lo rassicura, innalzandosi sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia. - Spero ci rivedremo presto.
- Lo spero anch'io, Jane Foster.
E così, fatto ciò che doveva, Thor lascia a tempo indeterminato una terra a cui è molto legato.

Passeggiando per la reggia di Asgard, un crepitio di energie dimensionali attira l'attenzione di Thor.
Una scena fin troppo familiare; similmente era sopraggiunto Zeus, in tempi recenti, per invocare aiuto conto Seth. Ma adesso è il suo figlio più controverso ad assumere quel ruolo.
- Thor! In nome della nostra amicizia, seguimi sulle vette dell'Olimpo - invoca Ercole, comparso dal nulla.
- Cosa succede, mio compagno?
- La rinascita di tutti i miei antenati ha portato con sé molta sventura! Il regno di mio padre è devastato da una lotta parricida per il potere... una nuova Gigantomachia!!!
Continua...

Note
Con questa storia è iniziato il mio assolo su questa serie,  con la collaborazione silenziosa di Fabio Furlanetto e Carlo Monni (e l’intervento, più avanti, di Valerio Pastore).  Con le ulteriori precisazioni di Ashema, ho voluto sottolineare che qualsiasi teoria (o non-teoria, nel caso dei sostenitori della non-spiegabilità della divinità) circa l'origine degli dei è ancora valida e potrebbe rientrare in un quadro che sfugge alla comprensione umana: l'affascinante e dissacrante versione di Jim Krueger e Alex Ross, su Terra X, o l'idea riportata dal Marvel Chronology Project, già suggerita da vari albi,per cui una primitiva divinità universale, Atum, sia atterrata sulla Terra in età primordiale e si sia scissa nei patriarchi delle mitologie terrestri (Odino, Zeus...), o qualunque altra speculazione. Questo argomento verrà ripreso nel #17, l’ultimo ep
isodio della mia gestione.

 


[i] In Thor (Vol 1°) #136 (Thor, Corno #35)

[ii] In Thor (Vol 1°) #172  (Thor, Corno #72)

[iii] In Thor (Vol 1°) #231/236 (Thor, Corno #149/153), il tentativo di suicidio di Jane, così come i suicidi di numerose altre persone, erano parte di un piano di Colui che dimora nelle tenebre (Dweller in the darkness), sventato da Thor ed Ercole nei due numeri precedenti. Da notare che Dweller aveva dato il via al piano mentre era ancora in stato dormiente, come spiegato in successivi episodi di Dottor Strange.

[iv]In Thor #236, per riportarla alla vita, la dea Sif, fuse la sua essenza con quella di Jane. In seguito fu Sif ad emergere come personalità dominante, sino alla loro separazione avvenuta in numeri inediti di Thor

[v] Thor (Vol 1°) #336 inedito

[vi] Ancora in numeri inediti di Thor (Vol 1°)

[vii]Vale a dire in Thor (Vol 2°) #18 (Thor, Mita, #16)

[viii] Come mostrato in Thor (Vol 2°) #1/2 (Thor, Mita, #1/2)

[ix] Per maggiori particolari, vedi “La Guerra dei Mondi #1

[x] In Journey into Mystery #85 (1962) in Italia su Thor (Corno) #1, terza storia. Santo Marco era una pseudo Cuba devastata da una guerriglia comunista. Donald Blake e Jane Foster vi si recarono nell’ambito di un programma in stile “Medici senza frontiere”e, naturalmente, Thor ne approfittò per sistemare la cosa. 

[xi]Allo stesso titolo, Blake e Foster si trovavano in India all’epoca della guerra con la Cina del 1962, fu in quel periodo che i Cinesi crearono l’Uomo Radioattivo (JIM #93 o Thor, Corno, #4). Ovviamente oggi non si può più parlare di quella guerra particolare per chiare ragioni.

[xii] Un dietro le quinte che spiega l’ultima pagina di Thor (Vol 2°) #19 (Thor Mita #17), offertovi da un Carlo aggiusta continuity.